La biomassa della popolazione di sgombro nell’Oceano Atlantico Nord-Orientale è scesa sotto la soglia critica a causa del superamento delle quote di pesca, secondo i nuovi dati rilasciati martedì 30 settembre dal Consiglio Internazionale per l’Esplorazione del Mare (ICES)1. Le quantità pescate hanno superato in media del 39% le raccomandazioni scientifiche, compromettendo la sopravvivenza della specie e la sicurezza degli approvvigionamenti futuri. Gli scienziati raccomandano un taglio del 77% delle catture nel 2026 per non ridurre ulteriormente le possibilità di recupero.
Marine Stewardship Council (MSC), organizzazione non profit che promuove la pesca sostenibile, chiede a Unione Europea, Regno Unito, Norvegia, Islanda e Isole Faroe di trovare un accordo sulla ripartizione delle quote in conformità ai pareri scientifici per le popolazioni di sgombro dell’Atlantico, aringa Atlanto-scandinava e melù (Micromesistius poutassou). Un’azione urgente è necessaria a interrompere lo stallo politico in vista delle negoziazioni annuali di ottobre, un momento potenzialmente cruciale per concordare misure di gestione straordinarie a tutela dello sgombro e per definire un piano di recupero dello stock.
Oltre alla riduzione del 77% delle catture di sgombro, l’ICES raccomanda anche una diminuzione del 41% per il melù. Più positiva la situazione dell’aringa Atlanto-scandinava, per la quale è suggerito un aumento del 23% delle catture, grazie a una migliore gestione negli ultimi anni. Tuttavia, lo stock resta sovrasfruttato e vicino alla soglia critica: anche in questo caso è necessaria una ripartizione delle quote basata sulla scienza per garantirne una gestione efficace.
Lo sgombro è una specie fondamentale anche per l’Italia, dove il consumo di sgombro supera le 25.000 tonnellate annue, di cui la quasi totalità vengono importate, rendendo il nostro Paese uno dei maggiori mercati per lo sgombro a livello europeo.2
L’analisi condotta da MSC sui dati ICES rivela che negli ultimi otto anni le catture di sgombro, aringa Atlanto-scandinava e melù hanno superato le raccomandazioni scientifiche di 5,8 milioni di tonnellate complessive.
Queste popolazioni ittiche sono tra le più grandi in Europa e sono fondamentali per la salute degli ecosistemi marini, per le economie locali e per le filiere globali dei prodotti ittici. Nonostante questo, la mancanza di un accordo sulla ripartizione delle quote su base scientifica, un principio alla base di un’efficace gestione della pesca, ha portato al loro sovrasfruttamento e alla perdita della certificazione MSC più di cinque anni fa.
L’impatto sulle filiere è già evidente: alcuni marchi e rivenditori europei stanno passando a fonti sostenibili certificate, come lo sugarello cileno (Chilean Jack Mackerel) certificato MSC, mentre cresce la domanda di aringa certificata proveniente dal Mare del Nord e dagli stock islandesi di riproduzione primaverile. Per questo è fondamentale che i governi interrompano lo stallo politico e concordino piani di gestione a lungo termine che comprendano un accordo sulle quote che rispetti le raccomandazioni scientifiche.
Matilde Vallerani, Fishery manager per MSC in Italia commenta: “Le raccomandazioni ICES rappresentano un severo avvertimento: senza un’azione urgente, le popolazioni di sgombro rischiano seriamente il collasso. Dopo anni di inattività, i governi devono superare lo stallo politico e collaborare per concordare quote basate sulle evidenze scientifiche. MSC chiede da anni interventi concreti, sollecitando i decisori politici ad agire prima che sia troppo tardi. Un cambiamento duraturo sarà possibile solo se i governi agiscono ora per proteggere il futuro di questa specie e delle comunità e delle filiere che dipendono da essa”.
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